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Titolo: “Noi, bambine ad Auschwitz”

Sottotitolo: Esito dell’incontro-testimonianza con le sorelle Andra e Tatiana Bucci

Autore/i:Federica Caniglia

Parole chiave: Antisemitismo, Auschwitz, Deportazione, Memoria, Seconda guerra mondiale, Shoah.

Come citare questo articolo: Federica Caniglia, “Noi, bambine ad Auschwitz”.Esito dell’incontro-testimonianza con le sorelle Andra e Tatiana Bucci , in “I Luoghi della storia nel Novarese e nel Verbano-Cusio-Ossola”, A. 1 – N. 1/2024

“Noi, bambine ad Auschwitz”

Esito dell’incontro-testimonianza con le sorelle Andra e Tatiana Bucci

Da tre anni, in occasione del Giorno della Memoria, l’Istituto storico Piero Fornara, in collaborazione con altri soggetti, in particolare la Società Filosofica Italiana-sezione di Verbania e il Museo partigiano di Ornavasso, organizza “Frammenti di Memoria”, una serie di iniziative sul tema che comprende un cineforum, delle mostre e un incontro di testimonianza o con autore per riflettere sul 27 gennaio. L’incontro è rivolto alle studentesse e agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado delle due province di competenza territoriale dell’Istituto, Novara e VCO.

Nella prima edizione di “Frammenti di Memoria” le protagoniste dell’incontro sono state le sorelle Andra e Tatiana Bucci[1] e in questo si dà conto dell’evento.

 

Storia e memoria

La memoria delle vittime della Shoah è un dovere civile ed etico per l’intera comunità, affinché le atrocità disumane compiute dalla macchina concentrazionaria nazifascista non ritornino nel presente. Per queste ragioni, in occasione della celebrazione del “Giorno della Memoria”, il 4 febbraio 2022 gli studenti e le studentesse del triennio delle Scuole Secondarie di II grado di Verbania e di Novara hanno incontrato, su piattaforma Zoom, le sorelle italiane di religione ebraica Andra e Tatiana Bucci, sopravvissute all’orrore di Auschwitz-Birkenau.
L’incontro-testimonianza Noi, bambine ad Auschwitz si è svolto grazie alla preziosa collaborazione dell’Associazione “Progetto Memoria” di Roma e dell’IIS “L. Cobianchi”- Scuola Polo per la Formazione di Verbania. La testimonianza si è inserita all’interno dell’ ampia e articolata rassegna “Frammenti di Memoria”, organizzata dall’Istituto Storico della Resistenza “Piero Fornara” con la collaborazione della Città di Verbania, del Museo della Resistenza “Alfredo Di Dio” di Ornavasso (VB), della Casa della Resistenza di Fondotoce (VB), della Biblioteca Civica “P. Ceretti” di Verbania, dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Verbania e della Società Filosofica Italiana sezione di Verbania, rassegna che si è avviata il 17 novembre 2021 con l’inaugurazione della Mostra “17 novembre 1938: lo Stato italiano emana le leggi razziali” curata dal testimone Franco Debenedetti Teglio. Il progetto si è concluso il 9 marzo 2022 con la proiezione del documentario Le Rose di Ravensbruck (2006) nell’ambito degli appuntamenti dedicati al racconto della Shoah nel cinema.

 

L’incontro

L’incontro on-line è stato accolto positivamente dalle scuole, alle quali era stata proposta la lettura preventiva del volume Noi, bambine ad Auschwitz[2] con una platea di circa 300 studenti, provenienti non solo dagli Istituti Superiori di Verbania e di Novara, ma anche da Varese. L’iniziativa è stata aperta dall’Assessore alla Cultura della Città di Verbania, Riccardo Brezza, che ha ringraziato tutti i presenti e gli organizzatori, sottolineando la preziosa testimonianza delle Sorelle Bucci e rimarcando che

Il coinvolgimento delle nuove generazioni e delle scuole nei momenti in cui si fa memoria della Shoah è fondamentale, questo perché la memoria non può fermarsi ad essere un’occasione di ricordo, ma piuttosto deve essere un’occasione, in cui ci si impegna collettivamente, perché fatti come questi non accadano più e perché nelle nostre vite quotidiane non solo si faccia memoria, ma si assumano degli impegni come cittadini.

A seguire, la dottoressa Antonella Di Sessa ha portato i saluti e ringraziamenti dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Verbania leggendo un testo della dirigente Motisi, che ha ringraziato le sorelle Bucci che

Grazie alla loro testimonianza sugli orrori della Shoah contribuiscono in modo significativo a tracciare le linee di importanti azioni didattiche educative sui temi delle persecuzioni antiebraiche, permettendo così di mantenere attivi gli anticorpi necessari a riconoscere, stigmatizzare e arrestare quella piramide di odio che è la premessa di tutte le azioni di intolleranza e di discriminazione razziale.

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L‘antisemitismo nell’Italia fascista

Prima della testimonianza vera e propria, Federica Caniglia, in qualità di collaboratrice dell’Istituto Storico “P. Fornara”, ha fornito la cornice di riferimento in cui va inserita la storia personale delle sorelle Bucci, precisando come la campagna contro gli ebrei e la legislazione razzista in Italia non furono introdotte dal regime fascista per imposizione della Germania nazista, ma furono un’iniziativa autonoma, scaturita da un retaggio culturale nazionalista che esaltava la superiorità della stirpe come fatto biologico.  Secondo una famosa definizione dello storico Michele Sarfatti, si individuano due momenti nella persecuzione ebraica italiana: la persecuzione dei diritti, (1938-1943), e la persecuzione delle vite, dall’8 settembre 1943 sino alla fine della guerra. Il cambiamento è segnato dalla nuova situazione politica che viene a crearsi dopo l’armistizio, quando gli Alleati sono presenti al Sud e a Nord inizia invece l’occupazione nazista.

 

La testimonianza delle sorelle Bucci

La professoressa Stefania Buccioli, referente per l’Associazione “Progetto Memoria” di Roma e del Direttivo della SFI sez. romana, ha quindi dialogato con le sorelle Andra e Tatiana Bucci, ricostruendo insieme a loro l’esperienza dolorosa e drammatica vissuta durante la prigionia nel campo di Auschwitz-Birkenau.

Andra e Tatiana Bucci erano bambine di soli quattro e sei anni quando la loro infanzia venne interrotta dall’arresto nella seconda metà del marzo 1944. Dell’episodio dell’arresto le sorelle ricordano nitidamente che la loro mamma Mira entrò trafelata nella camera da letto dove dormivano. Tutti gli occupanti dell’abitazione vennero trascinati via dai nazisti: Andra, Tatiana, Mira, nonna Rosa, zia Gisella, il piccolo cuginetto Sergio, zia Sonia e zio Jossi. Gli arrestati trascorsero una notte a Susak, un sobborgo vicino Fiume, per poi essere trasferiti al campo di transito della Risiera di San Sabba a Trieste. Da lì furono deportati con il convoglio 25T al Campo di Auschwitz-Birkenau, dove arrivarono la notte del 4 aprile 1944. Qui furono scaricati sulla rampa. Con la prima selezione, nonna Rosa fu caricata su un camion e spedita alle camere a gas. Insieme alla mamma, le sorelle Bucci raggiunsero Birkenau a piedi assieme a zia Gisella e Sergio. Sergio, Andra e Tatiana la stessa notte furono separati dalle loro mamme e portati nella baracca dei bambini. Da quell’inferno Andra e Tatiana riuscirono a tornare insieme a zia Gisella e alla loro mamma. Il cuginetto, no. L’inganno perpetrato dall’efferato medico Mengele[3] segnò la condanna di Sergio, nonostante le cuginette avessero cercato di metterlo in guardia. Mengele entrò nella baracca dei bambini di Birkenau e disse: “Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti”. Sergio de Simone fece un passo avanti insieme ad altri diciannove bambini, poi trasferiti al campo di concentramento di Neuengamme, vicino ad Amburgo, orribilmente usati come cavie di laboratorio – a loro verrà iniettato il virus della tubercolosi – assassinati con la morfina e impiccati nei sotterranei della scuola di Bullenhuser Damm. Una blokowa[4] al corrente della ricerca dei bambini per gli esperimenti aveva messo in guardia Andra e Tatiana, che pure desideravano ricongiungersi alla mamma, che poté fare loro solo poche visite nella permanenza in campo, ma obbedirono all’avvertimento ricevuto. Non riuscirono a convincere Sergio a fare altrettanto.

Il loro doloroso racconto ha lasciato increduli gli studenti collegati, i quali hanno rivolto delle domande alle due testimoni. Dal dialogo è emerso che per vigilare sui fenomeni di intolleranza e di discriminazione razziale ancora presente oggi nelle nostre società è importante non rimanere indifferenti. L’incontro si è concluso con le parole della direttrice dell’Istituto Storico “Piero Fornara”, Elena Mastretta, che ha ringraziato l’Associazione Progetto Memoria ed in particolar modo le sorelle Bucci,

perché davvero hanno condotto con molta perizia l’incontro, rispondendo alle domande senza sottrarsi a nulla. In occasione del Giorno della Memoria era particolarmente importante per noi, che abbiamo la competenza interprovinciale anche su Novara, dare un segnale forte quest’anno, proprio in virtù dei fatti che si sono verificati nel nostro territorio e che la professoressa Buccioli ha ricordato in apertura.[5]

L’alto numero di adesioni, la qualità delle domande poste dagli studenti e il clima di assoluta attenzione nel quale si è svolto l’incontro ci fanno pensare di avere compiuto una scelta didattica rispondente alle esigenze degli studenti, che speriamo possano continuare a riflettere su questi temi.

È possibile vedere integralmente l’incontro-testimonianza con le sorelle Bucci sul canale Youtube dell’Istituto Storico”Piero Fornara”, al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=Oh2D8RSXcNM.

 


Note:

[1] Tatiana (Liliana) Bucci (Fiume, 19 settembre 1937) e Andra (Alessandra) Bucci (Fiume, 1 luglio1939) sono due sorelle italiane di origine ebraica, superstiti dell’Olocausto, testimoni attive della Shoah italiana e autrici di memorie sulla loro esperienza ad Auschwitz. Scambiate per gemelle, vennero tenute in vita per fungere da cavie per gli esperimenti medici condotti dal dottor Josef Mengele e vennero per questo risparmiate. Proprio la loro presenza in tale contesto ne fa dei testimoni cruciali sul funzionamento del campo di Auschwitz e sugli pseudo-esperimenti scientifici ivi compiuti. Le due sorelle hanno iniziato l’attività di testimonianza solo molti anni dopo essere state liberate e sono oggi ritenute tra le più importanti testimoni dello sterminio.

[2] A. e T. Bucci, Noi, bambine ad Auschwitz, Mondadori, Milano 2020.

[3] Josef Rudolf Mengele (Günzburg, 16 marzo 1911 Bertioga, 7 febbraio 1979) è stato un medico, militare e criminale di guerra tedesco, noto soprattutto per i crudeli esperimenti medici e di eugenetica che svolse nel campo di concentramento di Auschwitz Birkenau, usando i deportati, soprattutto i bambini, come cavie umane.

[4] Possiamo tradurre con “sorvegliante”

[5] Il riferimento è alla manifestazione svoltasi a Novara il 31 ottobre 2021 in cui i manifestanti hanno sfilato protestando contro il green pass indossando pettorine a strisce, qualcuna con un numero appiccicato, come le divise di stracci dei lager nazisti, aggrappati a una corda che richiamava il filo spinato: https://www.la7.it/intanto/video/novara-protesta-choc-dei-no-green-pass-noi-come-i-prigionieri-di-auschwitz-31-10-2021-405704