Informazioni
Titolo: Metodi, formati, linguaggi per la didattica del tempo presente. 1. Il podcast
Autore/i: Enrica Bricchetto e Elena Mastretta
Parole chiave: Didattica digitale, Media, Podcast
Come citare questo articolo: Enrica Bricchetto e Elena Mastretta, Metodi, formati, linguaggi per la didattica del tempo presente. 1. Il podcast, in “I Luoghi della storia nel Novarese e nel Verbano-Cusio-Ossola”, A. 1 – N. 1/2024
Metodi, formati, linguaggi per la didattica del tempo presente. 1. Il podcast
Introduzione
Nel corso degli ultimi due anni scolastici, all’interno del programma della rete degli istituti con l’USR Piemonte, l’Istituto Storico Fornara e ISTORETO hanno proposto un corso di formazione dal titolo Metodi, linguaggi e formati per la didattica del tempo presente, rivolto ai docenti del primo e del secondo ciclo di istruzione (qui il programma)
L’idea di fondo era costruire uno spazio di formazione sui nuovi formati e linguaggi più diffusi per capirne le dinamiche in un momento in cui l’accelerazione digitale ha positivamente investito la scuola; fornire ai docenti metodi, risorse e strumenti adeguati per affrontare in classe quello che l’attualità propone; infine per comprendere i consumi culturali delle giovani generazioni in modo che possano essere valorizzati e inclusi nel lavoro didattico.
Studenti e studentesse si informano in rete e dalla rete assorbono narrazioni sui temi fondamentali della contemporaneità che, a scuola, riguardano, oltre alle materie umanistiche, anche l’insegnamento dell’educazione civica. Diventa fondamentale quindi intercettarle e inserirle nel proprio cantiere didattico. Servirsi di risorse non create appositamente per la scuola è uno dei modi per fare didattica del tempo presente, perché connette la scuola a una produzione culturale più ampia e multiforme e perché fornisce agli studenti e alle studentesse strumenti e risorse per leggere la realtà anche all’interno un universo informativo sempre più complesso.
I docenti, quindi, devono essere in grado di guidare la classe a dare valore al suo ruolo di spettatore, a costruire nuovi significati che entrano a far parte della cultura personale percepita come stratificata, legata al tempo e ai cambiamenti e, contemporaneamente, metterli in relazione con i quadri concettuali propri dei docenti, esperti delle discipline.
Una sfida quindi anche per chi insegna. Il corso, infatti, ha condotto iscritte e iscritti a riflettere sui loro consumi culturali e vederli in un’ottica più vicina alla scuola, entrando in contatto con prodotti molto diffusi – dalle fiction ai podcast – che non conoscevano e che hanno cominciato a considerare come spunti o approfondimenti per la didattica in classe.[1]
A questo link tutti i materiali del corso
In questa sede ci concentriamo in modo particolare su uno dei formati che abbiamo proposto, il podcast, dando anche qualche indicazione sia teorica sia operativa.
Che cos’è un podcast?
Il termine è nato dalla fusione di due vocaboli molto conosciuti, iPod[2] e broadcast.[3] Il podcast è un contenuto audio che possiamo ascoltare e riascoltare senza vincoli di spazio, luogo e tempo. L’ascolto non è limitato e contemporaneo al momento in cui il contenuto è stato creato: il sistema del podcasting permette di scaricare e ascoltare usando diversi dispositivi e l’ascolto è possibile in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. La trasmissione broadcasting è unidirezionale: le informazioni viaggiano verso chiunque senza canale di ritorno e il trasmettitore non ha modo di interagire con chi riceve. Uno dei vantaggi di questo contenuto è che nella maggior parte dei casi viene distribuito da piattaforme come Spotify, Audible, Google Podcast e Apple Podcast, accessibili a tutti coloro che dispongono di un dispositivo come lo smartphone e di una connessione. Il servizio è disponibile gratuitamente online.
Il modello di partenza è quello radiofonico (con le differenze tra i due media sopra elencate): gli argomenti sono i più disparati, nella maggior parte divisi in episodi con appuntamenti a cadenza fissa. Possiamo individuare tre grandi tipologie di format, indipendentemente dal loro contenuto.
- il talk, nel quale un piccolo gruppo di persone discute di un argomento;
- la story, in cui un narratore racconta una vicenda o presenta un argomento seguendo una traccia;
- la fiction, nella quale si presenta un contenuto fittizio, solitamente una narrazione.
I podcast proposti nel corso
Podcast è quindi un termine generico come “video”: esiste infatti il podcast di informazioni, il podcast storico, il podcast di cronaca, il podcast letterario. Ognuno di questi produce effetti di coinvolgimento diversi. Ce ne sono alcuni pensati proprio per la didattica e altri rivolti a tutti. Questi ultimi sono particolarmente interessanti perché più innovativi nel linguaggio e più connessi al presente. Nel nostro corso ne abbiamo proposti tre. Li presentiamo brevemente.
Qui si fa l’Italia: la divulgazione
«Tu sai cosa ci faceva Marco Damilano in via Fani il giorno in cui le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro? Tu conosci la storia che sta dietro “L’Italia è il paese che amo”, il discorso di Silvio Berlusconi del ‘94? Noi siamo Lorenzo Pregliasco e Lorenzo Baravalle e in Qui si fa l’Italia abbiamo ricostruito le storie più importanti di quella che chiamano “Prima Repubblica” insieme a testimoni e protagonisti. Otto puntate, otto storie e otto ospiti, tutte da ascoltare gratuitamente solo su Spotify».
Qui si fa l’Italia si presenta con queste parole pronunciate dai due autori e ci propone otto approfondimenti a stagione (al momento siamo alla seconda completata) su altrettanti momenti topici della storia nazionale italiana, spaziando dalla storia evenemenziale alla storia politica, economica, sociale. Si tratta di un podcast prevalentemente narrativo, le cui puntate sono abbastanza lunghe.
Qui si fa l’Italia ha un taglio molto narrativo. In ogni puntata, che diventa monografica, viene scelto e approfondito in almeno sessanta minuti un argomento fondante della storia contemporanea italiana, pur senza rispettare un ordine cronologico, se non all’interno delle singole edizioni. La composizione delle puntate ne permette l’ascolto e la comprensione indipendentemente dalla conoscenza delle puntate precedenti.
Benedetta Tobagi La resistenza delle donne: voci partigiane: le fonti della resistenza
Ispirandosi al suo libro La resistenza delle donne, Benedetta Tobagi ha realizzato La resistenza delle donne: voci partigiane,[4] prodotto da Intesa Sanpaolo On Air.
Si tratta di una tipologia di podcast nel quale la voce narrante della scrittrice affronta alcuni momenti caratterizzanti la storia della Resistenza attraverso la lente di indagine della storia di genere.
All’interno dei numerosi archivi con cui ha collaborato, Benedetta Tobagi ha ricercato interviste originali a donne che sono state protagoniste di questo periodo storico e, per ognuna delle puntate, propone l’ascolto di diversi estratti sul tema scelto. La prima puntata è dedicata alla scelta e le voci delle protagoniste di allora ci conducono alla conoscenza delle motivazioni, o delle occasioni, che le portarono ad allontanarsi dall’adesione al fascismo per mettersi al servizio della causa resistenziale.[5] Si tratta di brevi brani appositamente selezionati da interviste di norma più lunghe, ma che spesso sono rimasti inediti e che, accostati, rendono la consistenza della immediata e numerosa partecipazione femminile alla guerra di Liberazione. L’ascolto e l’analisi di un podcast come questo, che nasce da un’attenta selezione delle fonti e che le valorizza, rende possibile la conoscenza di un patrimonio di storia orale proveniente dalle grandi campagne di interviste degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso e, nell’avvicinarsi all’Ottantesimo Anniversario della Liberazione, è di grande interesse storico, mantenendo la capacità di riflettere sul tempo presente.
Cecilia Sala Stories, la stretta attualità
Il podcast di Cecilia Sala dura tra 8 e 10 minuti a puntata, esce tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì su Spotify ed è prodotto da Chora Media, podcast company fondata nel 2020 da Guido Brera, Mario Gianani, Roberto Zanco e Mario Calabresi, che la dirige.
Cecilia Sala è la prima inviata podcaster: registra le storie, le voci delle persone che incontra, ci restituisce anche dei veri e propri paesaggi sonori. Una parte molto significativa della sua attività è stata dedicata alla guerra in Ucraina, dove nel mese di marzo del 2022 l’inviata si è mossa nella direzione contraria dei profughi che lasciavano il Paese. I suoi podcast aiutano a comprendere il quadro generale di quella guerra. In una intervista, (clicca qui ) la giornalista sottolinea che il successo del podcast e del suo in particolare dipende dal fatto che le belle storie piacciono a tutti e che il mondo è un grande archivio che potrebbe sostituire tutti i romanzieri.
Cecilia Sala incrocia il sistema mediale perché è molto attiva nel suo profilo Instagram, particolare che consente di capire dove si trova, di vedere foto dei luoghi che visita e guardare i suoi video. Scrive anche articoli per “Il Foglio” ed è autrice del libro L’incendio. Reportage su una generazione tra Iran, Ucraina e Afghanistan (Milano, Mondadori, 2023).
Lavorare in classe con i podcast
In classe si può lavorare con i podcast in due modi: se ne possono creare di nuovi e si possono ascoltare e analizzare podcast di altri.
Prendendo in esame i materiali proposti in questo corso, nella parte dedicata al podcast, si può avviare una prima sperimentazione in classe. Si suggerisce infatti di utilizzare i videointerventi di Lorenzo Pregliasco e Benedetta Tobagi[6] come momento di preparazione per l’insegnante e selezionarne alcune parti da proporre in classe. A questo può seguire la compilazione della scheda di analisi e di riflessione. L’ascolto del Podcast Stories, così breve e vivace, può funzionare invece in altro modo. In pochi minuti mette a fuoco la questione in modo preciso recuperando anche le radici antiche di quello che succede oggi. È una storia viva, raccontata attraverso i suoi protagonisti. Nella già citata intervista Sala dichiara di scegliere la storia del giorno da raccontare anche in base alla possibilità che ha di aggiungere alla sua voce questo tipo di contenuti audio reali. Rispetto ai contenuti prodotti sul conflitto russo-ucraino, Sala sottolinea come ci sono cose che con l’audio si possono raccontare e con il video no, per questioni di pudore: chi sceglie di raccontare la guerra con lo strumento dell’audio ha la possibilità di mantenere un rispetto e una intimità più ampie rispetto a chi fa la scelta di documentare il conflitto con il video.
All’interno della lezione di storia, un utilizzo significativo di un podcast come Stories potrebbe includere l’analisi di un paio di puntate per capirne le caratteristiche e poi può essere introdotto l’ascolto collettivo, magari una o due volte alla settimana con la mediazione del docente.
Può entrare in questo modo il podcast nel cantiere didattico di ogni insegnante: l’intento è prendere in esame la cultura storica che circola ma anche di individuare i legami tra passato e presente che offrono. La speranza sta nell’allargare e diversificare i consumi culturali delle giovani generazioni.
Note:
[1] E. Bricchetto, Il metodo degli EAS: una proposta per affrontare la crisi dell’insegnamento della storia e il confronto con il presente, in “Novecento.org”, n.18, dicembre 2022. DOI: 10.52056/9791254693162/13; S. Pasta, L’onlife interroga la (didattica della) storia: postverità, consumi culturali, distorsioni e banalizzazioni, in “Novecento.org”, n.19, giugno 2023. DOI: 10.52056/9791254693872/06
[2] Dispositivo di casa Apple che ha rivoluzionato il mondo dell’ascolto di musica e contenuti audio
[3] Radiodiffusione
[4] Il podcast è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto Storico per la storia della resistenza e della società contemporanea di Torino “Giorgio Agosti”, con l’Istituto Storico per la storia della resistenza e della società contemporanea nel novarese e nel Verbano Cusio Ossola “Piero Fornara”, con l’archivio cinematografico nazionale della Resistenza di Torino, con l’archivio della memoria delle donne dell’Università di Bologna e con il Circolo Gianni Bosio di Roma –
[5] Nella prima puntata dall’Archivio cinematografico della resistenza di Torino si possono ascoltare le voci di Modesta Rossi Terreno detta Tusca, Bianca Guidetti Serra, Maria Assunta Fonda Gaidù, Matilde Di Pietrantonio, Anna Chierchi, Lucia Boetto Testori, Marisa Diena, Marisa Sacco; dal fondo Donne, guerra e memoria dell’Istituto di Torino provengono le voci di Cesarina Carletti, e dall’Archivio Guidetti Serra sempre dell’Istituto di Torino provengono le voci di Maria Grisino e Maria Bronzo Negarvil , dall’archivio Memoria delle Donne di Bologna si possono ascoltare le voci di Prima Vespigniani, Bianca Colbi Finzi, Tisme Bigi, Valeria Iachia.
[6] Lorenzo Pregliasco è intervenuto alla Summer School della rete nazionale Parri nel 2022: l’intervista a questo link ; Benedetta Tobagi ha tenuto una lezione sul suo podcast in un corso per docenti e studenti a questo link